Tagliare il prato è una consuetudine primaverile che è difficile da sradicare…proprio come le “erbacce” che non piacciono a chi vuole un prato inglese bello e ordinato. Ed ecco che puntualmente, ogni inizio primavera accendiamo il tagliaerba per rendere ordinato il nostro giardino e preparare uno splendido tappeto verde, pulito e lindo. Ma cosa succede in realtà quando lo facciamo? Siamo sicuri che questo “prato inglese” sia quello di cui la Natura abbia bisogno? E perché proprio in Inghilterra diversi ricercatori hanno lanciato la campagna “No Mow May”?
Ne ho parlato in questa puntata del podcast
Un’azione così comune e consueta, in primavera, come quella di tagliare l’erba in realtà può arrecare un grave danno alla biodiversità e alla sopravvivenza di tanti animali.
Tra i fili d’erba, infatti, è racchiusa la vita di centinaia di specie diverse, specie che nei nostri prati trovano cibo e riparo. Farfalle, api, grilli, ramarri, rane, piccoli mammiferi, passeriformi, specie che a loro volta nutriranno altri animali nel magnifico e ritmico equilibrio ecosistemico del cerchio della vita.
Un prato “disordinato” è pieno di vita
Quello che per noi è un giardino indisciplinato, per miliardi di animali è casa, e per la Natura è vita! L’associazione Plantlife ha condotto una ricerca scientifica nella quale è stato scoperto che semplici cambiamenti nella falciatura possono produrre nettare dieci volte più abbondantemente per api e altri impollinatori. Le statistiche sulla perdita di prati fioriti sono scioccanti: sono andati persi circa 7,5 milioni di acri e i dati sulla perdita di fauna non sono migliori. Uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications mostra che molti insetti impollinatori sono in declino e secondo le ricerche della IUCN (Unione internazionale per la conservazione della Natura), il 30% delle specie di artropodi conosciute è a rischio di estinzione e la causa è la distruzione degli habitat. E sai qual è il loro habitat? Il nostro prato!
Tra il 1980 e il 2013, ogni chilometro quadrato nel Regno Unito ha perso in media 11 specie di api e sirfidi. Le ragioni di ciò sono l’uso di insetticidi, la perdita di habitat e una riduzione complessiva della biodiversità.
I benefici dei prati non tagliati
Per questo, i ricercatori internazionali sostengono che i giardini privati delle persone possano svolgere un ruolo fondamentale nell’invertire questa tendenza. E basterebbe davvero poco: ogni il minimo sforzo può avere un grande impatto, basti pensare che per esempio sono necessari solo otto fiori di tarassaco per produrre abbastanza nettare e alimentare un’ape adulta mentre svolge la sua missione di impollinazione. Pensiamo su larga scala l’impatto che i prati non falciati possono avere sull’ecosistema e sulla salute dell’ambiente.
I benefici dei prati in fiore non finiscono qui, infatti secondo alcuni studi, l’erba non tagliata mantiene il terreno a 19,5°C, l’erba tagliata di 10 cm mantiene la temperatura del suolo a 24,5°C mentre il terreno senza erba, sale a oltre 40°C e alla luce dell’immenso problema dei cambiamenti climatici, questi dati sulla mitigazione del clima, non possono passare inosservati.
Come comportarsi, quindi, con il proprio prato?
Non è necessario interrompere completamente la falciatura! Tagliare il prato sì, ma con coscienza e parsimonia. Per il botanico Trevor Dines, si tratta di cambiare il modo in cui tutti pensiamo di gestire nostri giardini. «È ora che le persone si rilassino un po’», dice. «Evitare la falciatura ossessiva significa che invece di una monotona monocoltura di cemento verde, il tuo giardino sarà rigoglioso e pieno di interesse. Non credo che la gente si renda conto di quanto possano essere bio-diversi i nostri prati».
La cosa importante non è tanto non tagliare il prato, ma alternare zone con erba relativamente corta ad aree riservate all’erba più lunga dove abbonda la diversità floreale. Questo permette a fiori e piante diverse di ospitare animali diversi e di creare una mini-giungla per ospitare tante piccole creature e dove passeri e cardellini possono venire a nutrirsi dei semi. Le erbe perderanno i semi, i fiori di campo sbocceranno e forniranno nettare, mentre gli steli più lunghi creeranno un microclima riparato. Evitiamo anche di usare i decespugliatori, poiché possono ferire ricci, rane e altri animali. Per avere un impatto positivo maggiore sulla fauna selvatica, bisognerebbe non falciare il prato fino all’inizio di luglio e poi falciare normalmente una volta al mese fino a quando l’erba non smette di crescere nel tardo autunno. Tagliare l’erba lasciando circa 5 cm solo una volta al mese, infatti, incoraggia il numero massimo di fiori a crescere nel prato.
Come aiutare gli insetti?
Per aiutare gli insetti, e quindi l’intero ecosistema, possiamo anche costruire o comprare i “bugs-hotel”, ossia delle casette per insetti in cui loro possono ripararsi dalle intemperie, dal freddo e nidificare. Si tratta di costruzioni molto semplici: da mattoni bucati, a canne di bamboo, legnetti forati o strati di cartone. In aggiunta, possiamo anche piantare fiori e piante che possono nutrire gli insetti. Ad esempio, per le farfalle: Ortica, Carota selvatica, Tarassaco, Cardi, Erba viperina, Centauree, Graminacee, Romice, Finocchio selvatico, Ginestrino, Buddleia, Lantana, Lavanda, Rosmarino, Origano, Timo, Santolina, Verbena, Sedum da fiore, Maggiorana e Menta. E per le api: Rosmarino, Tarassaco, Salvia, Trifoglio, Lavanda, Echinacea, Achillea, Girasole, Trifoglio, Calendula, Malva, Topinambur e Crisantemo.
Impariamo dunque a convivere con quei piccoli animaletti che vengono puntualmente schiacciati, uccisi e allontanati. Impariamo a conoscerli e rispettarli nella loro unicità e invece di tagliare prati, piantiamo fiori. Invece di scacciare insetti, costruiamo hotel per loro. Dei bug hotel ne ho parlato in questa puntata del podcast
Mio articolo, pubblicato su LaZampa
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